domenica 29 agosto 2010

Italy seeks corporate sponsor to refurbish ancient Colosseum.



Italy seeks corporate sponsor to refurbish ancient Colosseum.
Herald Tribune, 7/08/2010.

Italy is shopping for a corporate sponsor willing to pay 25 million, or $33 million, to refurbish the 2000-year-old Colosseum, where gladiators once did battle. Under terms of the contract made public on Aug. 4, the bidder will pay for 100 percent of the restoration in exchange for advertising rights and associated perks Iinked to the site, Rome's biggest tourist attraction. The Colosseurn draws more than five million visitors a year, producing 35 million in ticket sales that is used for the upkeep of monuments across the city. The Culture Ministry's budget was cut by 175 million for the three years through 2012, straining the country's efforts to maintain its monuments. While it is common for states to reach out for private funds, as France has done for its restoration of the castle at Versailles, the Colosseum deal would be the first time that a European government has sought a sponsor to cover the full cost of a project, according to Francesco Giro, undersecretary at the Culture Ministry.

giovedì 26 agosto 2010

Scoperto il pavimento di un'antica casa romana

Scoperto il pavimento di un'antica casa romana
LA SICILIA Lunedì 02 Agosto 2010 Prima Siracusa, pagina 35

Ancora scoperte archeologiche nel cuore di viale Luigi Cadorna. Proseguono infatti le indagini curate dalla soprintendenza, dirette da Lorenzo Guzzardi, nell'area transennata tra il viale a ridosso del Santuario e largo Polizzello. Nel tratto stradale, cioè, oggetto dei lavori per la nuova rete fognaria del Comune da ormai due anni.
In questa zona è stato rinvenuto un pavimento con lastre di marmo bianco alternate a strati di colore: suggestive lastre marmoree provenienti da varie aree del Mediterraneo che dovevano decorare il pavimento di un'antica casa romana. «Una scoperta di grande interesse - dice Lorenzo Guzzardi - che si aggiunge alle altre di questi mesi che hanno permesso la ricostruzione di un volto sinora nascosto della città antica in epoca romana e tardoromana».
Nella stessa area dello scavo archeologico sono stati rinvenute alcune monete antiche che hanno permesso agli archeologi di datare con maggiore esattezza i reperti venuti alla luce. «Si tratta di monete anche d'oro appartenenti al IV secolo d C. - aggiunge Guzzardi - che sono state pulite e adesso in fase di studio nei nostri laboratori». Sempre qui gli archeologi hanno scoperto alcuni resti di edifici di età medievale nei cui pressi sono state rinvenute varie vasche, utili a comprendere la destinazione d'uso di questo complesso oltre alla ceramica di età tardobizantina e normanna lì rinvenuta: un rione abitato.
i.d.b.

mercoledì 25 agosto 2010

Nuovi mecenati cercansi in rete: on line il bando per salvare il Colosseo

Nuovi mecenati cercansi in rete: on line il bando per salvare il Colosseo
di Andrea Cuomo
articolo di giovedì 05 agosto 2010 il Giornale

C'è tempo fino al 30 ottobre per partecipare, sul sito dei Beni culturali, alla gara per finanziare con capitali privati i lavori per l'Anfiteatro Flavio: le priorità, manutenzione e limitazione del traffico circostante. Il ministro Bondi: modello da applicare anche ad altri monumenti
Prima di tutto la manutenzione programmata, ma anche la limitazione del traffico che lo assedia, la verifica dello stato di salute di tutte le murature, la pulitura, il consolidamento. Per l'archeologo Giuseppe Proietti, commissario per l'archeologia di Roma e Ostia, sono queste le priorità per il Colosseo, le prime cose in cui si investiranno i 25 milioni di euro che si spera di raccogliere dagli sponsor. Annunciato qualche giorno fa dal ministero, il bando di concorso, da oggi è on line sul sito dei Beni culturali. Qualche mese fa si era esposto Diego Della Valle, ora la speranza è che si facciano avanti, concretamente, in tanti, italiani o stranieri.
Obiettivo, dar vita a quello che il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, definisce un «nuovo mecenatismo». E che per il ministro Sandro Bondi, è un modello da applicare anche ad altri monumenti. All'idea di finanziare interamente con capitali privati la messa a nuovo del Colosseo, il Campidoglio e il ministero per i Beni e le attività culturali lavoravano da oltre un anno. La gara è aperta, c'è tempo fino alle 12 del 30 ottobre. Poi i cantieri dovrebbero aprirsi a stretto giro, si punta a finire 2013. E il Colosseo non chiuderà mai per restauro. I circa 35 milioni che gli oltre 6 milioni di visitatori lasciano ogni anno nelle casse del più famoso monumento italiano, serviranno come è sempre stato a finanziare di fatto le necessità dell'intero patrimonio archeologico della capitale e di Ostia.
Soldi dai privati per il restyling, dunque. Ma niente pubblicità sui punteggi, hanno assicurato Bondi e Alemanno. Si è scelto un approccio «non invasivo», con un coordinamento di iniziative per pubblicizzare la sponsorizzazione e la possibilità per i privati di sfruttare l'immagine del Colosseo e stampare il loro logo sui biglietti di ingresso. Il piano dei lavori elaborato dal commissario e dalla sovrintendenza dei beni archeologici di Roma, prevede si parta con il restauro del prospetto settentrionale (costo stimato 5 milioni di euro), poi si prosegua con il restauro del prospetto meridionale (circa 2 mln), con la sostituzione delle chiusure dei fornici del primo ordine con nuove cancellate (2 mln). Seguiranno la revisione e il restauro degli ambulacri del primo e secondo ordine, il consolidamento degli ipogei, l'adeguamento e l'integrazione degli impianti. Si farà un nuovo Centro Servizi, che sposterà dall'interno del monumento alla piazza, biglietteria, book shop e bagni. Si provvederà all' illuminazione, che rientra nel progetto di luci dell'intero Foro Romano e il cui costo non è compreso nei 25 milioni. E per far sì che il monumento non faccia più da spartitraffico, il comune lavorerà a un piano complessivo di viabilità per tutta l'area archeologica.
In autunno, intanto, finiranno i lavori di restauro dell'attico e dei sotterranei, che dovrebbero essere anch'essi aperti al pubblico, una volta trovato l'accordo con i sindacati. Una cosa è certa: una volta restaurato, ha assicurato il sottosegretario Francesco Giro, l'anfiteatro Flavio non sarà scenario per i grandi concerti.«Creano solo disagio fisico e acustico».

lunedì 23 agosto 2010

EDIFICIO ROMANO SCOPERTO NEL CENTRO DI CROTONE

EDIFICIO ROMANO SCOPERTO NEL CENTRO DI CROTONE

18:52 19 LUG 2010

(AGI) - Crotone, 19 lug. - "La domus delle sorprese". Lo ha detto il Direttore del Museo Archeologico di Crotone Domenico Marino riferendosi alla straordinaria scoperta emersa nel corso dell'indagine archeologica svolta dalla sovrintendenza di concerto con il Comune di Crotone in Discesa Fosso. Indagine che e' stata presentata nel corso di una conferenza stampa tenutasi, questo pomeriggio, nella sala consiliare del Comune di Crotone alla quale hanno partecipato il Sindaco Peppino Vallone, l'assessore ai lavori pubblici Domenico Mellace, la soprintendente ai beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi e Domenico Marino al quale e' toccato illustrare, con l'ausilio di immagini, i risultati dell'indagine effettuate in occasione delle riqualificazione della Discesa Fosso.
"Sorprende innanzitutto - ha detto Marino - il fatto che per la prima volta siamo di fronte ad un edificio monumentale dell'eta' romana nel centro cittadino. A questo aggiungiamo che la Domus e' dotata di impianto termale, che rende particolarmente pregevole la scoperta, e che accanto ai ritrovamenti di mosaici e dell'originaria pavimentazione abbiamo rilevato anche un particolare porticato in buono stato di conservazione" ha aggiunto Marino. La soprintendente Bonomi ha rilevato che Crotone "vive sopra se stessa, sopra la sua storia millenaria" e riferendosi al disagio che si puo' registrare in occasione dei lavori ha sottolineato che "imprese di questo tipo debbono essere considerate una risorsa e non un peso". Bonomi riconoscendo all'amministrazione comunale di aver avviato "passi concreti verso la valorizzazione del patrimonio archeologico" ha dichiarato che la scoperta della domus in Discesa Fosso "apre uno scenario importante anche sulla vicina Piazza Giunti che potra' essere un innovativo esperimento per la valorizzazione di preesistenze archeologiche". Il Sindaco Vallone ha dichiarato che il ritrovamento "per la sua straordinarieta' e' una risorsa per la citta' e che si sta lavorando, insieme alla soprintendenza per la sua futura fruibilita'". (AGI) Red/adv

sabato 21 agosto 2010

«Colosseo, sponsor occasione unica». Andrea Carandini: c’è trasparenza e serietà, scopriremo cose nuove

«Colosseo, sponsor occasione unica». Andrea Carandini: c’è trasparenza e serietà, scopriremo cose nuove
di PAOLO CONTI
CORRIERE DELLA SERA 8 ago 2010 Roma

Andrea Carandini, grande archeologo e presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, vede con entusiasmo il bando internazionale che apre agli sponsor privati la possibilità di restaurare il Colosseo.

«È entusiasmante, un’occasione unica e irripetibile per un privato. E anche per il Colosseo, probabilmente il monumento più conosciuto e amato del mondo. Con questi lavori potremmo avere la possibilità di scoprire nuovi particolari sinora ignoti. Potremmo avere, alla fine dei lavori, un Colosseo "inedito".

Carandini sottolinea l’opera meritoria di Roberto Cecchi, commissario delegato per la realizzazione degli interventi nell’area archeologica di Roma e Ostia antica.

«È giusto tornare al recupero del principio della manutenzione costante dei monumenti, e non a intervenire solo in seguito a un’emergenza».

E il restauro «privato» del Colosseo è un’opera, spiega Carandini fatta con «massima trasparenza e assoluta serietà amministrativa».
E infine, è ottima «la realizzazione del centro servizi».

«La proposta, vista con gli occhi di un imprenditore privato, mi sembra semplicemente entusiasmante. Mi auguro che il mondo legato all’industria, sia italiano che internazionale, comprenda la straordinaria e irripetibile occasione che si presenta per legare il proprio marchio a un’idea contemporanea, vitale, consapevole di mecenatismo. Qui parliamo del Colosseo, forse il monumento più famoso dell’intero pianeta...»

Andrea Carandini, sommo archeologo e presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, condivide il testo e soprattutto lo spirito del bando internazionale lanciato dal Commissario delegato per la realizzazione degli interventi nell’area archeologica di Roma e Ostia antica, Roberto Cecchi (che è anche Segretario generale del ministero per i Beni culturali).
L’operazione chiamerà una cordata di sponsor a investire 25 milioni di euro per il restauro dei prospetti (cioè delle facciata), la revisione e il restauro degli ambulacri e degli ipogei, la realizzazione di un moderno centro servizi.

Dunque lei, professor Carandini, non appartiene alla categoria degli studiosi che vede nell’intervento privato un’intrusione indebita nell’universo del restauro...

«Bisogna essere realisti. I fondi pubblici scarseggiano. Nell’immediato futuro sarà impensabile tornare ai livelli di spesa a disposizione del ministero quali erano, per esempio, negli anni Ottanta. Mi auguro che presto tra le priorità del governo ci sia un aumento della quota. Ma per come sono messe le cose ora, il contributo del privato, quindi il concorso della società civile alla salvaguardia dei monumenti, rappresentano un confine molto netto per la tutela del nostro patrimonio culturale: o prendere (i soldi degli sponsor) o morire. Per di più, in questo caso, c’è massima trasparenza e assoluta serietà amministrativa».

Quali saranno le caratteristiche scientifiche dell’intervento?

«Per quanto clamorosa, l’operazione Colosseo - aggiungo per fortuna - è solo una delle tante previste dell’azione intrapresa meritoriamente dal commissario Roberto Cecchi. Per rispondere alla domanda, proprio Cecchi sta duramente e silenziosamente lavorando da tempo al recupero del principio enunciato da Giovanni Urbani, insuperato teorico del restauro e indimenticato direttore dell’Istituto centrale.
Imporre cioè la cultura della manutenzione costante e attenta dei monumenti preferendola nettamente a quel tipo di restauro deciso sull’onda dell’emergenza. Seguendo il metodo enunciato da Cecchi nel primo rapporto sugli interventi per la tutela e la fruizione del patrimonio archeologico, si può immaginare un passo diverso proprio a partire dalla questione del Colosseo. Un meccanismo che, se applicato, tutelerebbe con costanza il patrimonio archeologico evitando cedimenti e crolli (com’è recentemente avvenuto proprio al Colosseo) e quindi urgenze. In questo senso è molto positivo che Cecchi sia un architetto, con un occhio più allenato di quello di un archeologo rispetto alla problematica complessiva di un edificio».

Cos’è, a suo avviso, il Colosseo per l’immaginario del mondo?

«Appunto, è un simbolo universale. Subito dopo la civiltà dei faraoni e il più grande sfogo fantastico di massa rispetto alla noia della contemporaneità. Se vogliamo... (ride) Messalina è un personaggio indubbiamente ben più interessante della D’Addario! Tornando ad argomenti più seri. Il Colosseo è anche lo sfondo della Via Crucis. E recentemente anche un luogo legato alla lotta contro la pena di morte nel mondo. Una stratificazione continua di significati diversi tra loro».

Pensa che l’operazione di restauro svelerà qualcosa di nuovo?

«Certamente. Anzi, dirò di più. Per molti aspetti, il Colosseo si può definire persino inedito. Se guardiamo le pubblicazioni in circolazione, il Colosseo è conosciuto solo in parte e nemmeno troppo bene. I monumenti di Roma, proprio per la loro grandiosità e la loro notorietà, vengono spesso dati quasi per scontati. Al contrario è arrivato il tempo di studiare l’Anfiteatro Flavio come se ci trovassimo di fronte alla scoperta di un campo legionario romano in Germania...».

Verosimilmente cosa si potrà scoprire?

«Impossibile dirlo ora, ma sicuramente chissà quanti particolari. Penso solo agli ipogei, tutti da rivedere. Agli ambulacri. Alla fine dell’operazione restauro posso dire che il "nuovo" Colosseo non sarà più quello di prima».

Qualcuno trova discutibile che sia lo sponsor a scegliere il direttore dei lavori, anche se in una terna indicata dalla soprintendenza. E anche se la responsabilità scientifica resta saldamente nelle competenze della stessa soprintendenza

«Invece io mi fido ciecamente dello Stato, cioè la soprintendenza, che indica i tre nominativi. Se non crediamo nello Stato, verso chi possiamo nutrire ancora certezze?»

Un altro aspetto che trova positivo?

«La realizzazione del centro servizi. Il tempo dei musei polverosi e privi di strutture è tramontato per sempre. E, aggiungo io, per fortuna» .

venerdì 20 agosto 2010

Scoperti i resti di «domus» romana

Scoperti i resti di «domus» romana
L'ARENA Mercoledì 11 Agosto 2010 PROVINCIA Pagina 22

L’importante ritrovamento archeologico in una zona abitata da sempre: e sotto c’erano insediamenti retici dell’età del ferro

Ma ritorneranno sotto terra coperti dalla nuova via Roma Impossibile prelevare i mosaici: intervento troppo caro

Sono venuti alla luce a testimoniare l'antica storia di Sant'Ambrogio e della Valpolicella, ma il loro destino è di ritornare presto sotto terra. I resti di un'ampia domus romana e di un nucleo abitativo dell'età del ferro hanno la “colpa” di trovarsi nel luogo sbagliato: cioè nella lottizzazione Ca' di Rossi, a fianco della chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio.
Terreni ex agricoli destinati non solo alla costruzione di abitazioni e di un parcheggio, ma anche alla nuova traiettoria di via Roma: uno dei progetti di punta del Comune. L'imbocco della strada per San Giorgio Ingannapoltron - ricordiamo - andrà spostato dal lato interno del campanile a quello esterno per un tratto di 200 metri, così da permettere all'edificio sacro la realizzazione di un sagrato più ampio e riparato dal traffico di questo crocevia, già teatro di incidenti: operazione resa possibile da una permuta di proprietà tra il Comune e la parrocchia. Ma quando, lo scorso autunno, nella lottizzazione è iniziata la fase preliminare dei sondaggi archeologici, obbligatori in questa zona considerata “sensibile”, si è capito che lì sotto c'era qualcosa di piuttosto imponente. E oggi, dopo circa sei mesi di scavi, si sa di cosa si tratta. «È un complesso romano che deriva da più fasi costruttive: è probabile che in origine, nella prima età imperiale, i nuclei fossero più d’uno, unificati e ampliati all’inizio del IV secolo», spiega Brunella Bruno, funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici e responsabile per la provincia. Doveva essere la residenza di una famiglia benestante, considerando che, tra le varie stanze, vi erano anche quelle adibite a terme private, con calidarium e frigidarium, i bagni con acqua calda e fredda. E i pavimenti erano in parte ornati con mosaici: ne sono stati ritrovati due, pur non completi. Raffigurano motivi floreali e geometrici con tessere in pietra locale di vari colori, rosso, rosa e grigio. Accanto alla domus sono emersi i resti di abitazioni di tipo retico risalenti all’età del ferro: «L’antica usanza di costruire case interrate, accessibili tramite scale, è comprovata in particolare a Sant’Ambrogio».
«La zona è stata abitata da sempre», continua la Bruno, «perché collocata in un punto strategico, non lontano dalla via Claudia Augusta, dall’Adige, e soprattutto dalle cave di pietra: già allora un’importantissima risorsa economica. Un luogo molto fertile, come l'intera Valpolicella, dove si era intrapresa la coltura della vite». Sono resti di valore? «Intercettare un sito del genere capita raramente: la scoperta esige il vincolo di inedificabilità del luogo. La Soprintendenza ha disposto che, sebbene i resti siano ricoperti, non vi si possa mai costruire sopra, rischiando di distruggerli».
Ed ecco il punto dolente: perché rispedire la domus e le casette retiche sotto terra? Le nuove villette da costruire potranno sorgere a margine dell’area interessata dai resti, ma per la nuova traiettoria della strada e il parcheggio non c'è soluzione alternativa: copriranno l'area degli scavi. L'idea iniziale era di prelevare i mosaici, «ma sono in cattivo stato», spiega il funzionario, «perché le tessere tendono a staccarsi». Consultato un restauratore, la stima dell’intervento risulta sui 30mila euro. Per la Soprintendenza, «la cifra è eccessiva rispetto ai fondi oggi a nostra disposizione», risponde Brunella Bruno. I proprietari della lottizzazione si sono già sobbarcati la spesa per gli scavi archeologici. Spesa cui il Comune, con atto formale, si è impegnato a partecipare per l’area di sua competenza. «La strada, al contrario delle case, non rischia di danneggiare i reperti, anzi li proteggerà», rassicura la Bruno, «così passeranno ai posteri».

martedì 17 agosto 2010

Un parco sulla Flaminia per la tomba di Macrino

Un parco sulla Flaminia per la tomba di Macrino
CARLO ALBERTO BUCCI
VENERDÌ, 16 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Un «parco archeologico intorno alla tomba-tempio di Macrino». È la proposta arrivata ieri dal sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, in visita al cantiere di scavo sulla Flaminia. Un´ipotesi di lavoro per salvare le splendide vestigia, venute alla luce due anni fa in via Vitorchiano, dall´ipotesi di smontaggio e ricollocazione in un museo, pur di lasciare spazio alle palazzine in costruzione. Ma per mettere questo capolavoro integro al sicuro da possibili inondazioni del Tevere, c´è da pensare a qualcosa di più coperto di un museo all´aperto.

Un timpano decorato con cornici e fregio a foglie d´acanto, colonne scanalare, decine di altri pezzi che gli archeologi della Soprintendenza statale hanno riportato alla luce, insieme con la base cementizia del monumento, togliendo lo strato di sei metri di terra che, un´inondazione dopo l´altra, si erano accumulati sopra il sepolcro del secondo secolo dopo Cristo. «Sono tutti marmi ed è rarissimo ritrovarne così tanti, sfuggiti ai predoni che saccheggiavano i resti romani per abbellire le facciate dei palazzi barocchi» esulta Giro, accompagnato dal soprintendente Giuseppe Proietti e dall´archeologa Daniela Rossi. Elementi architettonici da riassemblare, rialzando gli elementi verticali che si trovano sparsi e che sono scampati, con gli altri reperti, alla "calcara" medievale che doveva trasformarli in calce. Ma ci ha pensato il Tevere a coprirli di fango e a proteggerli per duemila anni.
Ancora non prevedibili i tempi della musealizzazione. Ma secondo il sottosegretario, «lì potrebbe nascere un grande parco archeologico». Intanto c´è però da finire lo scavo poiché un lato della tomba-tempio - attribuita al senatore Marco Nonio Macrino, generale che combatté per Antonino Pio e che spesso è stato scambiato per il protagonista del Gladiatore - è ancora sotto i sei metri del terreno che prima ospitava un vecchio cementificio e che adesso deve dare spazio a nuove palazzine. «La scoperta è avvenuta su un terreno dei Bonifaci - spiega Giro - dove aveva in cantiere la costruzione di tre palazzine. La scoperta ha chiaramente modificato il progetto per la terza palazzina che sarà fatta in posizione diversa. Il costruttore si e reso subito disponibile a contribuire alla valorizzazione del sito».
Una buona notizia. Rimane da garantire la copertura della tomba-tempio una volta ricostruita per metterla al sicuro da sempre possibili esondazioni del fiume. Ma c´è da scommettere sulla riqualificazione delle tante bellezze romane presenti sulla Flaminia: una per ogni fermata della linea ferroviaria Roma-Viterbo.

lunedì 16 agosto 2010

Scavi, restauri e scoperte sulle orme di Livia e Augusto

Scavi, restauri e scoperte sulle orme di Livia e Augusto
CARLO ALBERTO BUCCI
GIOVEDÌ, 12 AGOSTO 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Nuovo itinerario in treno lungo le antiche basole della consolare fino alla Tomba del Gladiatore

Un tour nella Storia fermata per fermata. Fra tombe rupestri, mausolei, sepolture e residenze imperiali di campagna


Le grotte erano abitate dai senza tetto e il costone minacciava crolli. È bastato allontanare gli abitanti abusivi dalle antiche tombe rupestri per riportare la sicurezza sulla parete rocciosa che s´affaccia sulla Flaminia. Ed è bastato liberare quel sito non protetto da erbacce e immondizia, per ridare visibilità e dignità al magnifico Mausoleo della Celsa che spadroneggia sul Tevere. Poche centinaia di metri più avanti spicca la Villa di Livia, altra tappa di un affascinante tour tra le antichità servito dal trenino della Roma-Viterbo. E allora, in vista delle Olimpiadi del 2020, torna d´attualità la vecchia proposta degli archeologi: perché non segnalare a ogni stazione le meraviglie che pendolari e turisti posso vedere affacciandosi al finestrino? Per ammirarle da vicino dovrebbero essere aperte non solo su prenotazione. Ma ecco intanto il percorso tra i tesori della Flaminia.
Con 405 mila euro del commissario per l´archeologia romana la soprintendenza statale - guidata in questa zona dall´architetto Maria Gloria Leonetti e dall´archeologa Marina Piranomonte - sta mettendo in sicurezza il Mausoleo servito dalla stazione della Celsa che può essere ammirato anche dalla sopraelevata che scavalca quella di Labaro. Anche qui basta uscire e affacciarsi sul fosso della Valchetta dove, prima che il Cremera si getti nel Tevere, ecco il Ponte di Augusto realizzato dall´imperatore per raggiungere la moglie ad Gallinas Albas, la villa, vicinissima alla fermata di Prima Porta, ora oggetto di ricostruzione dei contrafforti crollati e ancora magnifica, tra stanze e ambienti ipogei, nonostante gli affreschi di Livia abbiano preso la strada di palazzo Massimo e la statua di Augusto quella del Vaticano.
La stazione successiva verso Nord, Montebello, permette di visitare il Mausoleo del Pino e i resti della villa nel cimitero di Prima Porta. Ma prendendo il treno nella direzione opposta, Roma, si scende alla fermata Centro Rai, con un mausoleo, ampi tratti della via Flaminia antica e i resti di una fornace dentro il giardino della tv di Stato. Ecco poi la Stazione Grottarossa: serve la Necropoli di Sesto Miglio con la Tomba di Fadilla e quella dei Nasoni (per visitarle, tel. 06 33625595). Ma è la fermata Due Ponti la tappa che in futuro potrà dare le maggiori soddisfazioni. Perché a via Vitorchiano sta venendo alla luce l´intatta Tomba di Marco Nonio Macrino. Si trova in un terreno del costruttore Bonifaci e, salendo sul muretto della ciclabile, dal 1 settembre si potranno vedere gli archeologi statali che riprendono a liberare marmi e sepolcri dalla terra che li ricopre ancora nord e a sud. Due anni fa, alla scoperta, c´è chi progettò di portarli via per ricostruire la tomba-tempio in un museo. Ora questa sciagura sembra scongiurata. E il sepolcro monumentale, che in molti continuano a chiamare del Gladiatore, potrà diventare una delle principali attrazioni del viaggio lungo le antiche basole della Flaminia.

domenica 15 agosto 2010

Metro C, ora arrivano 792 milioni. Piazza Venezia, dagli scavi ritrovati tre ambienti gemelli: sono "auditoria" e "scholae"

Metro C, ora arrivano 792 milioni. Piazza Venezia, dagli scavi ritrovati tre ambienti gemelli: sono "auditoria" e "scholae"
GABRIELE ISMAN
VENERDÌ, 23 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Nel giorno dello sblocco del Cipe degli ultimi 84 dei 792 milioni di euro per la tratta T3 da San Giovanni al Colosseo, la Metro C perde definitivamente una stazione - Chiesa Nuova - ma acquista il fascino della Storia, con il ritrovamento di tre ambienti gemelli con scale e gradinate dove si tenevano anche alcune riunioni del Senato romano. Così a piazza Venezia sarà visibile «il più importante ritrovamento archeologico di edificio pubblico romano dai tempi della guerra» come dice Roberto Egidi, funzionario della Soprintendenza archeologica che guida gli scavi nella piazza.
Lo sblocco dei fondi da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica chiude «una trattativa durata 12 mesi» come ha detto ieri il sindaco Gianni Alemanno parlando del «finanziamento necessario a proseguire i lavori». Così ieri il governo ha aggiunto 84 milioni ai 470 già finanziati con la legge Obiettivo. A questi 554 milioni, se ne aggiungono 143 del Comune e 95 dalla Regione: gli ultimi 9,8 della Pisana sono stati trovati recentemente e ieri la governatrice Renata Polverini ha parlato di «un punto importante segnato per Roma e per la regione».
«La linea C - ha detto Alemanno - è l´opera pubblica infrastrutturale in costruzione più importante del nostro Paese». E così se la prima tratta della linea C - da Centocelle a Pantano - aprirà a gennaio 2012, nel 2013 la terza linea metro arriverà a San Giovanni e, secondo Alemanno, «nel 2015 al Colosseo». Si tratterà di due momenti strategici: a San Giovanni la C intersecherà il percorso della A, a Colosseo intercetterà la B. Per la tratta T2, fino a piazzale Clodio, il Cipe si pronuncerà più avanti. E se in quella parte è saltata anche la stazione Risorgimento, tra piazza Venezia a San Pietro non vi saranno fermate, dopo la soppressione per motivi archeologici e quindi finanziari di quelle previste a Largo di Torre Argentina e a piazza della Chiesa Nuova. Critico Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani: «Roma passerà alla storia dei trasporti per un metodo unico al mondo: scavare metropolitane costosissime senza fare le stazioni. Quattro anni fa il costo iniziale della tratta T3 era di 510 milioni di euro e prevedeva tre stazioni, oggi il costo complessivo è salito a 1 miliardo e 305 milioni per due stazioni. Il costo reale non sono i 792 milioni dichiarati oggi, perché a questi vanno aggiunti altri 500 milioni come oneri impropri, a partire dagli scavi. Per la tratta T2 invece abbiamo il record mondiale di distanza tra due stazioni: 2 chilometri tra Venezia e San Pietro. Un fiume di soldi alle imprese e si azzerano i benefici pubblici».
Per la fermata di piazza Venezia gli accessi previsti sono a piazza Santi Apostoli, a piazza Madonna di Loreto e a sinistra dell´Altare della patria verso Fori Imperiali. Intanto nella piazza sono in corso i restauri degli ambienti di epoca romana ritrovati negli scavi. «Si tratta - dice Roberto Egidi - di tre ambienti gemelli con scalee o gradonate, forse collegati all´Athenaeum di Adriano che risale al 135 dopo Cristo». Ritrovamenti di alto valore scientifico per i luoghi monumentali dove i romani studiavano, ascoltavano e discutevano: «Si tratta di auditoria o scholae, ambienti in cui avvenivano i discorsi pubblici, i confronti tra retorici, e anche talora riunioni del Senato. L´edificio fu in uso fino alla caduta dell´Impero romano: all´interno abbiamo ritrovato una base con iscrizione di Passifilus Paulinus, prefectus urbi del 473 il cui nome è riportato anche sulle gradonate del Colosseo». Presto tutto sarà visibile attraverso un cantiere modello.

Italien sucht einen Sponsor für das Kolosseum in Rom



Italien sucht einen Sponsor für das Kolosseum in Rom
Frankfurter Allgemeine 7/8/2010

Das schuldengeplagte Italien sucht einen Sponsor, der die Renovierung des 2000 Jahre alten Kolosseums übernimmt. 25 Millionen Euro muss der Sponsor aufbringen und die gesamten Kosten für die Restaurierung der Gladiatorenarena übernehmen. Im Gegenzug werden ihm Werberechte und weitere Nebenleistungen geboten. Mit jährlich mehr als 5 Millionen Besuchern ist das Colosseum Roms größte Touristenattraktion. Die Einnahmen aus dem Verkauf von Eintrittskarten belaufen sich auf 35 Millionen Euro im Jahr. Sie werden für Reparaturen in den Monumenten überall in der Stadt eingesetzt. “Das ist ein Präzedenzfall”, sagte Roms Bürgermeister Gianni Alemanno in dieser Woche. Er hofft, mit dem neuen Finanzierungsmodell auch andere große Restaurierungsprojekte realisieren zu können. Italien hat kaum noch Geld für sein Erbe aus römischer Zeit. Das Budget des Kulturministeriums ist für die drei Jahre bis 2012 um 175 Millionen Euro gekürzt worden. Die Schuldenlast summierte sich im Jahr 2009 auf das 115,8fache des Bruttoinlandsprodukts des Landes. In der vergangenen Woche wurden Einsparungen im Volumen von 25 Milliarden Euro über die kommenden beiden Jahre vereinbart, um das Haushaltsdefizit abzubauen.
Mittlerweile ist es zwar üblich, dass sich Staaten um private Gelder für Restaurierungen bemühen. Frankreich hat dies bei der Renovierung von Schloss Versailles vorgemacht. Aber dass ein Staat einen Sponsor für die vollständige Kostenübernahme sucht, das habe es in einem europäischen Land noch nie gegeben, sagt Francesco Giro, Untersekretär im Kulturministerium. Angebote werden bis Ende Olctober entgegengenommen. Der Sponsor, der den Zuschlag erhält, kann die Unternehmen für die Restaurierung engagieren. Interesse sei schon von Gesellschaften aus Asien bis Amerika signalisiert worden, sagt Giro. Die Restaurierungsarbeiten sollen in kommenden Jahr beginnen und 2013 abgeschlossen sein.

«Tombe romane sotto alla Valdonega»

«Tombe romane sotto alla Valdonega»
Sabato 14 Agosto 2010 CRONACA Pagina 11 L'ARENA

I MISTERI DELLO SCHELETRO. La testimonianza di un commercialista apre nuove ipotesi sulla provenienza delle ossa rinvenute alcune settimane fa in via Pescetti

Un residente: «Anni fa, giocando, finimmo in un pozzo che dava su una stanza dal soffitto a volta Dentro c’erano vasi e mosaici»

Altroché scheletro longobardo, la Valdonega potrebbe celare chissà quali tesori, e di epoca romana. È strabiliante quanto un articolo, come quelli usciti nei giorni scorsi possa portare alla memoria fatti lasciati nel dimenticatoio per anni. È accaduto con l’ingegner Fabio Arduini che ricordava ritrovamenti di scheletri in gioventù riconducibili alla necropoli longobarda. Come potrebbe essere per lo scheletro ritrovato in via Pescetti nella cantina del fruttivendolo.
Tutto nasce, lo ricordiamo, dal ritrovamento in una cantina della Valdonega dei resti di uno scheletro seppelliti da chissà quante centinaia di anni tra il sedime e il semento armato della costruzione. L’argomento tiene banco come giallo dell’estate qualche giorno, poi il fatto diventa molto culturale e poco di cronaca nera, ma fa nascere «confessioni» vecchie di mezzo secolo. E altroché scheletro longobardo qui c’è il rischio che salti fuori qualcosa di grosso.
C’è di più, in Valdonega. Molto di più, ad ascoltare i ricordi del professor Luigi Pace, oggi sessantottenne commercialista in pensione, che dopo aver letto gli articoli ha deciso di riportare alla luce, e non soltanto dei ricordi, un passato rimasto celato per anni e che adesso è deciso anche a denunciare alla Sovrintendenza.
«Nel 1952 avevo dieci anni. Mio padre era il proprietario di tutta l’area edificabile tra via Pescetti e via Monte Suello, venduta poi alla Cassa di Risparmio che lì realizzò le palazzine. Ricordo con certezza, ma le mie parole sono supportate dagli oggetti che ho deciso di far avere alla Sovrintendenza, che in quei terreni c’erano delle tombe romane. Anche le mie sorelle si ricordano fatti e ritrovamenti visti con gli occhi che all’epoca erano di bambini». Tombe romane? «Certo, non ho dubbi», ripete il professore. E spiega: «Giocavamo spesso in strada e a nascondino nei cantieri. La mia famiglia abitava in via Monte Suello. A cantieri aperti un giorno spuntò un pozzo. Ha presente i pozzi come sono? muretto alto e poi vuoto dentro. Eravamo bambini, ripeto, avevo dieci anni, e per noi calarsi là dentro fu il gioco più intrigante del mondo».
Novello Henry Walton, meglio noto come Indiana Jones il personaggio cinematografico ideato da George Lucas, che narra le avventure di un archeologo protagonista di una serie di film, il professore ricorda quegli anni: «Dopo esserci calati nel pozzo ci ritrovammo in una stanza con il tetto a volta. C’erano vasi, monete, mosaici. C’era chi quei vasi se li portava via, come un bambino che poi divenne un vigile del fuoco che credo essere ormai morto. E poi lui e la sorella li rivendevano a un altro signore che glieli pagava. Io purtroppo arrivai dopo di loro e mi rimasero soltanto dei cocci, ma li conservo ancora e a settembre, quando rientro in città, visto che ora sono in vacanza in montagna, porterò i miei cocci alla Sovrintendenza a testimonianza che quello che racconto è vero e per capire se è ancora possibile fare qualcosa per portare alla luce quei resti che credo siano importanti. Da ragazzino a queste cose non dai peso, ti senti importante per le tue «scoperte», ma non capisci il senso di quei ritrovamenti, anche se il fatto che ci fosse gente che pagava per avere quelle anfore mi aveva fatto intuire ha allora che qualcosa potessero valere. Adesso che ho una certa età ipotizzare che fu tutto ricoperto perchè non venissero stoppati i lavori mi infastidisce, così come mi addolora che una splendida villa Liberty venne abbattuta per farci sopra un’anonima palazzina».

giovedì 12 agosto 2010

Le isole Eolie ci regalano un altro tesoro

Le isole Eolie ci regalano un altro tesoro
Sicilia (25/07/2010) GAZZETTA DEL SUD

I relitti di quattro navi e i resti di una quinta con centinaia di anfore puniche, greco-italiche e romane

Peppe Paino

"Archeorete", la campagna di ricerche strumentali nei fondali eoliani, avviata l'anno scorso dalla Soprintendenza del Mare con la fondazione americana no profit "Aurora Trust", consegna ad un luogo che è Patrimonio dell'Umanità Unesco ben cinque relitti di epoca greco-romana, adagiati tra i 100 e i 150 metri di profondità. Si trovano nella parte orientale dell'isola, nello spazio di mare compreso tra Capo Milazzese e Basiluzzo. Due erano stati identificati lo scorso anno (Panarea I e Panarea II) dei quali uno già visitato con veicolo filoguidato dotato di telecamera circa un mese fa. Gli altri tre sono stati scoperti quest'anno.
Le ricerche sono state condotte sul campo da Timmy Gambin per l'Aurora Trust e da Stefano Zangara e Philippe Tisseyre per la Soprintendenza del Mare. La chiarezza delle immagini registrate con il sonar ha consentito di individuare i carichi di anfore. Incredibile come siano mantenuti ancora negli originali assetti, salvo per qualche parziale sconvolgimento dovuto al naufragio.
Dalla disposizione del carico di anfore – spiegano alla Soprintendenza del Mare – è possibile con chiarezza leggere la fisionomia dei relitti e le dimensioni originarie delle imbarcazioni che oscillano tra i 13 e i 15 metri di lunghezza e i 4 metri di larghezza, elevandosi dal fondo per circa 2 metri, al colmo del cumulo delle anfore.
Ed ancora, le immagini hanno permesso di identificare il carico del relitto più piccolo (Panarea II) costituito da anfore del tipo Dressel 21.22 generalmente adibite al trasporto di frutta secca, ma anche granaglie e pesce secco, in posizione pressoché omologa alla posizione normale della nave in navigazione.
Il carico del relitto più grande (Panarea I), visionato con il robot ROV durante la campagna di quest'anno è invece costituito da una gran quantità di anfore del tipo Dressel 2, databili fra il II e il I secolo a.C..
Il relitto Panarea III, identificato e visionato quest'anno, è di grande interesse perché il suo carico appare differenziato in base alla presenza di anfore di diversa tipologia ed origine e vasi di varia foggia impilati uno dentro l'altro. Si daterebbe al II-I secolo a.C..
Il relitto Panarea IV sembrerebbe datarsi al I secolo a.C. data la presenza di anfore del tipo Dressel 1 nel carico, mentre il relitto Panarea V appare parzialmente distrutto dalla reti a strascico.
I dati acquisiti, informa ancora la Soprintendenza del Mare, sono in fase di elaborazione e saranno verificati nei prossimi giorni con l'ausilio del ROV e con immersioni dirette da parte di subacquei specializzati altofondalisti, guidati dal ben noto fotografo e videoperatore Roberto Rinaldi. Le immagini presto si vedranno anche in tv, su "Pianeta Mare" e "Linea Blu". Le ricerche quest'anno hanno interessato anche le acque di Salina tra Lingua, Santa Marina, Capo Faro e Pollara. Isola dove dal 26 al 28 luglio, nell'ambito di "Archeorete" si terrà il primo corso di formazione per studenti delle scuole superiori, universitari e specialisti dell'archeologia sottomarina. Un corso voluto dal soprintendente, il prof. Sebastiano Tusa, «per far apprendere quelli che sono i rudimenti di una moderna ricerca archeologica subacquea».
Tornando alla scoperta dei relitti Tusa ieri pomeriggio è stato a Lipari con l'assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao, per presentare gli eccezionali risultati conseguiti: «Le Eolie – ha detto Tusa –, sono un luogo sacro per l'archeologia subacquea; non a caso qui c'era la stazione di archeologia subacquea per la Regione Siciliana. In questo senso, trova la mia più completa adesione la richiesta avanzata all'assessore Armao, dal direttore del museo Bernabò Brea, Michele Benfari, di realizzare una stanza all'interno di esso per consentire al pubblico di poter ammirare questi relitti se non interagire con essi. Oggi la tecnologia ci aiuta. Puntando delle telecamere e installando due grossi monitor nel museo si può creare qualcosa di particolare».
Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno ha chiesto proprio al soprintendente Tusa la rapida adozione di decisioni in merito alla valorizzazione dei resti dell'antico porto romano rinvenuti un paio di anni fa nel porto di Sottomonastero a Lipari.

martedì 10 agosto 2010

Scoperto tempio romano «intatto»

Scoperto tempio romano «intatto»
CORRIERE DELLA SERA 16 lug 2010 Roma

Un intero tempio romano, completo di colonne in marmo, statue e frontoni è stato riportato alla luce in un’area archeologica straordinariamente intatta e ben conservata all’altezza di via Vitorchiano negli scavi che la Sovrintendenza sta compiendo in un terreno sulla Flaminia. In tutto sono stati ritrovati tre mausolei ma quest’ultimo tempio è il più spettacolare. Apparteneva a Marco Nonio Macrino, generale che combattè per Antonino Pio nel secondo secolo dopo Cristo e spesso scambiato per il protagonista del Gladiatore. L’eccezionalità del ritrovamento sta nel fatto che seppur in mille pezzi, le parti e le decorazioni del tempio ci sono tutte e si tratta solo di rimetterle insieme. Sono prevalentemente marmi ed è rarissimo ritrovarne così tanti, sfuggiti ai predoni che saccheggiavano i resti romani per abbellire le facciate dei palazzi barocchi. A salvarli è stata un alluvione in età medievale che li ha completamente sepolti. I tempi non sono prevedibili ma potrebbe nascere un grande parco archeologico.

Ma per il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro, un altro parco, altrettanto interessante, si potrebbe fare a Villa Borghese: «Se fossi sindaco la trasformerei in un parco della cultura o dei musei. Immagino un grande sistema culturale integrato con le Accademie Internazionali, con le architetture e i palazzi custoditi all’interno. Insomma una vera Fondazione per Villa Borghese. Prima però andrebbe riqualificata tutta l’area». Così per il Colosseo che da settembre aprirà tutti i suoi anelli. «È inutile procedere a un maxirestauro senza una riqualificazione dell’area altrimenti bastano un paio di concerti e fra dieci anni torniamo allo stesso punto».

sabato 7 agosto 2010

Nuovi scavi archeologici nell’impianto termale di Domo.

Nuovi scavi archeologici nell’impianto termale di Domo.
24-07-2010. CORRIERE DI AREZZO

Al via la terza campagna di ricerca nella Villa Romana.

Si ricomincia Riprende la campagna di scavi realizzata dagli archeologi della società Archeodomani

Riprende la campagna di scavi realizzata dagli archeologi della società Archeodomani in località Domo a Bibbiena, vicino allo stadio. Dal ì domani, 25 luglio, al 16 agosto la campagna, giunta alla terza edizione, coinvolgerà studenti di tutta Italia, coordinati nel cantiere dalla direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Soprintendente Fulvia Lo Schiavo, funzionario incaricato Luca Fedeli). Lo scavo sarà diretto, per Archeodomani, da Alfredo Guarino, con il coordinamento del Presidente Lorenzo Dell'Aquila ed il supporto di Simone Caglio, responsabile delle analisi scientifiche e della logistica. L'indagine archeologica riguarderà gli ambienti adiacenti alle "Piccole Terme" nella parte residenziale (pars dominica) della villa romana di Domo, attiva per quasi tutta la romanità. Indagati agli inizi degli anni '80 ad opera del Gruppo Archeologico Casentinese e successivamente abbandonati, il recupero di questi ambienti è ripartito nel 2008 dopo 20 anni grazie alla società Archeodomani che ha scavato ulteriormente nelle zone già messe in evidenza ed ampliato quelle non ancora scavate, per riportare alla luce le piccole terme e l'area antistante, con il proseguimento degli ambienti e l'acciottolato (cioè la strada che collegava i diversi locali). In particolare, nel 2009 sono emersi importanti ritrovamenti nella parte antistante le Piccole Terme dove i rapporti stratigrafici hanno fatto ipotizzare la presenza di una fila di ambienti esterni agli edifici termali, ampliando così il presumibile perimetro dell'insediamento. In accordo con la Soprintendenza saranno inoltre effettuati importanti e delicati interventi di studio sulle stesse strutture, per verificarne la datazione ed arrivare ad una completa ricostruzione delle diverse fasi di utilizzo. "Nelle precedenti campagne è stata poi messa in luce - spiega il dottor Lorenzo Dell'Aquila, coordinatore del progetto - la cosiddetta cisterna delle piccole Terme. Dopo un accurato intervento di consolidamento, grazie a restauratori professionisti, se ne è poi verificato il sistema di scarico d'acqua, che seppur danneggiato dal passare dei secoli è risultato ancora funzionante". I partecipanti saranno suddivisi in piccoli gruppi: uno impegnato nello scavo, un altro nelle rilevazioni, un altro ancora nella catalogazione dei materiali rinvenuti e nell'informatizzazione dei dati. Così ripartiti, i gruppi ruoteranno per riuscire a svolgere tutte le funzioni ed avere un'idea della metodologia dell'indagine archeologica nel complesso. Inoltre, lo scavo sarà reso accessibile ai visitatori
http://www.corrierediarezzo.it/news.asp?id=65

mercoledì 4 agosto 2010

Quell´autostrada etrusco-romana sotto l´ospedale

Quell´autostrada etrusco-romana sotto l´ospedale
PAOLA NALDI
MERCOLEDÌ, 28 LUGLIO 2010 la Repubblica -- Bologna

L´Ultimo ritrovamento archeologico nel cantiere del Sant´Orsola serve a delineare l´immagine della città ai tempi degli etruschi, quando si chiamava Felsina e poi Bononia. L´incrocio viario, con un grande arteria lunga quasi 20 metri e larga 14, era una sorta di autostrada del tempo. Vie extraurbane fondamentali che collegavano la città a Rimini, da una parte, e a Spina, dall´altra. «E´ la conferma che l´antica Bologna era al centro di una importante realtà politica - spiega il soprintendente Luigi Malnati che ha studiato gli ultimi ritrovamenti insieme a Renata Curina, responsabile degli scavi - . Bologna è l´epicentro dell´Etruria padana ed è la capitale dei Galli Boi». Una tesi che da tempo gli studi sostengono e che gli scavi degli ultimi anni confermano, delineando il tessuto urbanistico del contesto abitato. L´antica via che si dirama da est e nord-est e che si andava a congiungere con un´altra via diretta più a nord-est, si è mantenuta su questa rotta a lungo, come dimostrano le diverse stratificazioni che si sono sovrapposte. Una prima risalente alla fase etrusca, nel VII secolo a. C., poi ancora una fase del periodo felsineo tra il VI e il V secolo a. C. e quindi un´ultima fase di rioccupazione gallica.
«I resti rinvenuti sono interessanti perché si trovano fuori dalla città romana e fuori dalla città etrusca, ma anche lontani dalle necropoli etrusche conosciute, come dimostrano i resti di occupazione agricola, tra i quali un pozzo, e la vasta pavimentazione in ciottoli della strada». E allo stesso modo non è cambiata la vasta area a ridosso della strada, delimitata da una palizzata di legno. Forse un mercato o forse un area cultuale, appunto. «Poteva essere un luogo di ritrovo di un certo prestigio e non ci sono prove certe che l´area avesse un valore cultuale. La sua importanza è dimostrata dal fatto che fu mantenuta durante i secoli - prosegue il soprintendente - . Inoltre a fianco alla strada si è trovato un tumulo con sepolture galliche, una con un corredo integro. Per capire la vera destinazione del luogo occorrerà vedere che cosa emerge dall´analisi dei resti animali, quali specie prevalgono perché a diversi momenti storici corrispondono differenti sacrifici, di buoi o pecore oppure di volatili». Intanto si ripresenta il problema di dove collocare i resti rinvenuti, anche se Malnati e la direttrice dell´Archeologico, Paola Giovetti, hanno allacciato una collaborazione per risolvere la questione. «Il tratto della strada meglio conservato sarà recuperato - conclude Malnati - . Sarà fatto un calco in resina e la direzione dell´Ospedale sta valutando se e come esporlo in loco. Per il resto valuteremo».

lunedì 2 agosto 2010

Il Colosseo. L'ombelico del mondo.

Il Colosseo. L'ombelico del mondo.
Franco Cardini
IL TEMPO 29/07/2010

Finalmente si muove la macchina per il risanamento dell'Anfiteatro Flavio, il monumento che attraversa duemila anni di storia. Il Colosseo è di tutti. Un simbolo universale che pare uscito da una pellicola cult.


Nell’ultima sequenza di uno splendido film di Antonio Pietrangeli, «Fantasmi a Roma», un’anziana deliziosa signora del tutto pazza, detta "la Regina" in quanto tale si crede, dichiara di voler regalare il Colosseo e aggiunge: "Tanto, che me faccio? È tutto buchi".


Quando invece, negli Anni Trenta, si distese sul manto dei Fori Imperiali liberati dal dedalo delle costruzioni che vi si erano accumulate nei secoli il nastro di cemento della Via sulla quale avrebbero dovuto snodarsi i cortei trionfali di quello che allora appariva l'Impero Rinnovato, l'idea-guida che presiedeva al progetto urbanistico voluto dal Duce era quella di collegare la gloria dell'antico Roma direttamente alla nuova Italia attraverso una linea diretta che partiva dall'Altare della Patria per giungere, costeggiando le più prestigiose reliquie dell'antichità, al celebre monumento famoso in tutto il mondo. Ed era importante che si trattasse di un monumento che richiamava non solo l'idea del potere, ma anche quella dell'unità di un popolo che per secoli vi si era riunito e che vi si era riconosciuto. Da allora, l'immenso anfiteatro conobbe una nuova vita e cominciò a divenir oggetto di rinnovati studi e di periodici restauri: nonostante non si sia mai affrontato, fino ad oggi, il problema di un restauro definitivo e radicale, che presenta problemi e costi molto alti. Per cui, preparatevi a polemiche e a contestazioni senza fine.


La polemica, del resto, era fin dalla sua rivalutazione urbanistica insita nella sua stessa storia. Se esso doveva servire a celebrare la storia di Roma, se ne potevano dimenticare anche gli aspetti meno onorevoli e più tragici? Si poteva fingere di non sapere che la maggior parte degli spettacoli che si erano svolti in quella grande arena erano state in realtà delle orribili mattanze di animali e soprattutto di uomini? Si poteva trascurare il fatto che la plebe romana si divertiva in modi d'un'agghiacciante crudeltà e che per tenerla buona ed evitare che la sua turbolenza sfociasse in sommosse gli imperatori la svagavano per mezzo di spettacoli ch'erano di solito non solo i duelli mortali fra gladiatori, ma addirittura cacce ad animali feroci oppure messe in scena di tragedie durante le quali gli attori erano veramente uccisi fra atroci tormenti?


Si potevano passar sotto silenzio i numerosi martiri cristiani che vi avevano incontrato una morte spaventosa fra III e IV secolo, specie durante le persecuzioni di Decio e di Diocleziano? La Chiesa romana rispose alla rivalutazione archeologico-politico-turistica del monumento facendone il teatro notturno della processione espiatoria del Venerdì Santo, alla presenza del papa; e negli Anni Cinquanta al suo interno fu eretta una grande croce in memoria dei martiri. E' pertanto necessario ricordare, nell'anno del Centocinquantenario dell'Unità d'Italia, che la nostra storia recente, e soprattutto quella della città di Roma, ì segnata e attraversata per intero anche dal conflitto tra stato e Chiesa. Il carattere massonico dell'architettura simbolica dell'Altare della Patria e la polemica sul valore da conferire alla memoria del Colosseo sono parte della schizofrenia che attraversa la storia nazionale dal Risorgimento ad poggi. Ve ne accorgerete tra poco più di un mese, quando si tratterà di ricordare il Centoquarantesimo del Venti Settembre. La Conciliazione del '29, in realtà, non è stata sufficiente a sanare questo vulnus.

Eppure, tutto ciò non basta ad esaurire la memoria storica di quello che dovremmo chiamare "Anfiteatro Flavio" (dalla dinastia imperiale che lo costruì, verso la fine del I secolo) ma che il popolo romano ricordò sempre da un particolare divenuto invece infamante, l'enorme statua (il "Colosso", appunto) che Nerone si era fatto erigere ai piedi del Celio, sulle rive di un lago artificiale, e che venne spazzato via per lasciar posto alla nuova costruzione. Caduto in disuso - gli imperatori cristiani incentivarono le gare di corsa delle quadrighe al Circo Massimo, ma abolirono gli spettacoli cruenti -, il Colosseo divenne una cava di pietre da costruzione per nuovi edifici finché, nel XII secolo, fu occupato dal nobile casato dei Frangipani che lo trasformò in fortezza. In parte liberato col Rinascimento, allorché le antichità romane tornarono in auge, divenne immediatamente un luogo misterioso e pericoloso: i cultori di scienze occulte lo usavano per le loro cerimonie. E Benvenuto Cellini, nella sua autobiografia, ricorda di un prete-mago che in quel luogo lo fece assistere a una notturna evocazione di diavoli, probabilmente con l'aiuto di un rudimentale proto modello di "lampada magica". In un certo senso, potremmo perfino sostenere dunque che nell'Anfiteatro Flavio sia nata una nuova arte. Il cinema.